Luglio 14 2017
Conservatorio di Musica Nicola Sala \ Benevento \ Italia
Curatore, Compositore e Performer per la realizzazione della scultura sonora
Skēnė | InVisible Streams.
Coreografia e danza di Diego Watzke
La Poetica di Skēnè – Draft /
Quest’opera si misura col ferro, più precisamente con tubi Innocenti non dismessi e arrugginiti, ma tesi, lucenti, vibranti, impilati a strutturare colonne più simili a bambù colpiti dal vento che rigidi strumenti definiti per il disegno di un volume utile. Servi delle costruzioni di edifici, ora faranno da protagonisti divenendo essi stessi architettura che ben si colloca in ambito post moderno e new mediale.
Disposti lungo un percorso che richiama i due lati di un triangolo immaginario, che sembra culminare in un punto preciso nello spazio, i segmenti di metallo nero, intrecciato con ganci basculanti e giunti fissi e mobili, si incroceranno, orizzontali e verticali, sovrapponendosi, inseguendo direzioni inverse, tangenti oblique e asimmetriche, proiezioni di possibili mete, destinazioni potenziali, zone d’ombra o spazi d’incontro inaspettati, vettori sonici del dialogo muto tra il fruitore [emittente, recettore], l’oggetto nello spazio [fisico, estetico, metaforico] e l’artista [sacerdote, ricercatore, medium].
L’acciaio si dispiega solenne a formare una griglia-matrice, un altare ritualico disposto alla cerimonia: un oggetto totemico e materico, connettore pronto a captare e rivelare.
Ispirata proprio alle moderne geometrie della società tecnologica, densa di
contrapposizioni, di pesi sbilanciati, di strappi improvvisi, di tensioni e rilassamenti, l’installazione – attraversata da fili d’acciaio armonico come un ordito tessuto da mani abili e imponenti – è un omaggio all’architettura organica e al conflittuale rapporto tra uomo e natura.
Dadi e bulloni incastonati si accostano a croci e ingranaggi raccordati all’apice e ai piedi delle sezioni metalliche ad assumere la parvenza di barre risuonatrici o alberi maestri di navi di civiltà protostoriche. In un’atmosfera silenziosa carica di pathos e spiritualità.
Come un’immagine anacronistica, distopica e post-apocalittica che ci riporta all’età del ferro. Una scultura di metallo, esile, alta quattro metri per cinque.
Sono 11 gli assi d’acciaio utilizzati per realizzare l’evento installativo all’interno del Conservatorio di Musica di Benevento che ha inaugurato il varo del progetto.
Per questa pièce, l’acciaio non è stato scelto solo perchè materiale atipico, ma rappresenta soprattutto un recupero culturale di qualcosa di superfluo che aggiunge un ulteriore significato all’opera: il rapporto tra uomo e natura, tra scarto e riuso, come una sottolineatura, l’avvertimento che le macerie della modernità, intesa come abbandoni incessanti di prodotti ancora utili, ma superati tecnologicamente o per esigenze del mercato, lasciano tracce crescenti intorno a noi; diventa compito dell’artista raccoglierle e riciclarle culturalmente, metterle insieme, esprimendo giudizi che restano.
Video di backstage e rappresentazione > qui